Della FINTA libertà di parola e della FINTA libertà di stampa

Alcuni malintesi fondamentali sulle libertà di parola e di stampa sono contenuti in tragedie, nascoste in altre tragedie, espresse nelle novelle del nostro tempo recente o nelle poesie (se prendi per esempio Huxley, Darwin, Orwell, e forse persino lo stesso Ezra Pound, vedi bene che loro possono querelarsi delle carenze e dei limiti delle libertà di parola e di stampa ma, se e quando lo fanno, si tratta delle carenze delle libertà d’altri, non delle loro, perché i loro libri sono stati tutti pubblicati e distribuiti, e ciò comporta che le loro tesi e le loro teorie dovevano anche servire gli interessi dei loro committenti o dei loro compari di circolo).

Quando sprecavamo il nostro tempo nelle scuole e nelle università, eravamo costretti a sentire certi sprovveduti insegnanti ripetere, tra le tante inutili scemenze che ripetevano, che le libertà di parola e di stampa erano dei diritti meravigliosi, ottenuti (“conquistati”) grazie al trucco della democrazia repubblicana, imposta a tutte le nazioni dell’occidente, ma anche in molte in oriente, dopo gli intensi  bombardamenti delle più belle città del mondo, il gratuito massacro di 75 milioni di anime, in gran parte abitanti delle città, tutte totalmente disarmate, e l’invasione dell’Europa, operata dalle bande scellerate dei cosiddetti “alleati” anglo-ameriani, con la finta cooperazione delle finte armate dei finti comunisti russi.

Prima di quel tragico momento storico, in Italia e in Europa, si diceva, le libertà di stampa e di parola avresti potuto proprio togliertele dalla testa, perché l’Europa era fascista, perlomeno una decina di nazioni europee erano fasciste e, con la moda del fascismo, vigeva la censura e potevano parlare e stampare le loro balle solamente i giornali e gli editori di regime. Questo era lo schema e ci è stato ideologicamente impiantato, tanto che ce lo siamo tenuto in qualche angolo buio della memoria fino ad oggi.

E però, abbandonate le ciarle dell’istruzione, uno nota da sé che questo trucco delle libertà di stampa e di parola, nella vita PRATICA, ha un funzionamento che

“con la libertà nun c’ha proprio gnente a che fà”.

Ragioniamo.

A) Ha l’individuo, la persona umana in carne ed ossa, libertà di parola?
Sì, al bar, all’osteria, con gli amici, può dire tutto quello che gli pare, ma questa è la stessa libertà che hanno i cittadini della Cina comunista, il cui regime, quello sì, opera una censura relativamente efficace. Eppure nulla impedisce al cittadino cinese di dire male di chicchessia, con gli amici al ristorante, senza che per questo venga arrestato o manganellato. Altro è dire se s’inventa di finanziare un partito politico concorrente a quello di governo, perché allora scompare con la velocità del fulmine. Tolto questo, ha piena libertà di parola su tutto e può fare quasi sempre quello che gli pare. L’unica regola che deve rispettare è quella di evitare che il suo parlare in pubblico assuma la valenza del comizio politico.

Ma, perché sia un comizio politico, occorrono organizzazione e mezzi finanziari, e allora si rientra nella casistica di sopra, perché se non hai i mezzi, non fai il comizio politico nemmeno in occidente. Possiamo concludere che la libertà di parola, per l’individuo singolo, è limitata alla libertà di dire ciò che vuole al bar e all’osteria, con gli amici, con i parenti più accondiscendenti, con le puttane più pazienti, e questo vale sia in occidente che in oriente, sia nelle organizzazioni delle finte democrazie che in quelle delle dittature del finto comunismo. Se invece uno vuole fare politica attiva, deve disporre di mezzi, che normalmente provengono da gruppi economici più o meno interessati a finanziare (per poi cavarne un bel ritorno) quella particolare attività politica, e quindi l’attività politica non ha niente a che fare con la libertà di parola, perché (a) se non hai i mezzi non hai la libertà di praticarla e (b) perché, se la pratichi con i mezzi degli altri devi stare alle regole che ti impongono quegli altri. Diventi un lavoratore dipendente, stai ai loro orari, alla loro disciplina e ai lori impianti ideologici, tutte briglie che non si accomodano con l’illusione della libertà di espressione e di parola.

B) Ha l’individuo, la persona umana in carne ed ossa, libertà di stampa?
Ma è chiaro che no. Le logiche viste di sopra circa la libertà di parola valgono ancora di più quando si parla di libertà di stampa (e per libertà di stampa oggi intendiamo libertà di pubblicare ciò che si vuole e come capita, con il cinematografo, la televisione, la radio e i mezzi della rete internet, offerti dal grande capitale usuraio).

La censura, la “scelta editoriale”, ferma l’individuo all’origine della comunicazione. L’individuo (non raccomandato e/o non introdotto nel giro della prostituzione editoriale) non può andare in televisione a dire ciò che vuole, come non può prodursi un bel film scritto da lui, o distribuire un suo libro, o scrivere articoli sui giornali di grande tiratura, perché, quell’individuo, non avendo mezzi propri e/o non godendo dei mezzi d’altri, non rientra nelle meccaniche distributive della finta informazione (che è vera disinformazione). Perciò, l’individuo non ha proprio nessuna libertà di stampa.

Tutti i grandi personaggi immaginari che hanno successo nel mondo del cinema, della Tv e dell’editoria sono “in famiglia”. Essi, come gli autori accennati di sopra, nascono o vengono introdotti in ambienti che permettono loro di fare ciò che fanno, ma devono stare alle regole della casa che li ospita e quelle regole costituiscono la censura per loro, che pure sono “raccomandati di ferro”. A qualche bella femmina o a qualche buffone fortunato può capitare di venire dal nulla, diventare celebre ed avere successo nel mondo della comunicazione, certo, ma i mezzi della sua comunicazione, e quindi della sua libertà di espressione per il tramite della “stampa”, non sono mai i suoi e ciò significa che deve dire ciò che gli viene detto e/o consentito di dire e non altro.

La cosiddetta “censura”, così come viene raccontata dai giubilati insegnanti agli assonnati studenti, non è affatto necessaria e non sappiamo poi nemmeno se è mai veramente esistita. Immagini che lavoro immane dovrebbe essere per il signor censore, leggere o sentire tutte le scemenze che vengono pubblicate e dette ogni giorno? L’effetto del controllo della comunicazione si ha senza praticare nessun controllo della comunicazione, o quasi. Possiamo quindi concludere che la libertà di stampa per l’individuo in carne ed ossa non si ha e che, per quanto riguarda i personaggi immaginari della televisione, del cinema e della cartaccia stampata, una parvenza di libertà si percepisce, ma è fallace, limitata e pilotata. I personaggi immaginari di stampa e Tv godono SOLO ed esclusivamente di 2 forme di libertà di stampa:

1) la libertà di dire scemenze, fandonie, frottole a ripetizione, bugie, soprattutto da parte dei ruffiani dei giornali e dei telegiornali, che comunque sono sempre decise da altri o con altri concordate, senza per questo essere presi a manganellate sulle loro teste vuote;

2) la libertà di calunniare i malcapitati di turno, i bersagli che essi neppure scelgono o conoscono, senza però incorrere nella meritata pena che spetta al calunniatore, cioè quella stessa che sarebbe spettata al calunniato se l’accusa fosse stata fondata (leggi Cesare Beccaria – “Dei delitti e della pene”).

E però, anche queste due forme di finta libertà di “stampa” sono truccate, perché non si può dire che un soggetto goda di libertà di stampa se deve dire scemenze e calunniare a casaccio, solo sulla base della sceneggiatura scritta da altri impiegati dei suoi committenti. Se pensavamo, da ragazzi, che la libertà di stampa fosse un privilegio offerto esclusivamente ai ruffiani di stampa e Tv, oggi dobbiamo confessare che pure quella era un’illusione. Non esiste nemmeno per loro e, anzi, i buffoni dei giornali e delle televisioni, sono persino meno liberi di dire ciò che pensano, se pensano, rispetto a quelli in osteria, perché, siccome sono fantocci assoluti, che pure sono strapagati ma che vivono in gloria per decenni come le scimmie ammaestrate, scimmie che sono dentro la gabbia della televisione e/o del giornale, la pratica della “Libertà” nella gabbia non l’hanno mai sperimentata.

C) Ha l’individuo, la persona umana in carne ed ossa, libertà di comunicazione usando i mezzi offerti dalla rete internet?
Tutto ciò che si dice di sopra, vale pure qui. Quindi, no, è chiaro che no. Ho sentito un fesso, qualche giorno fa, dire dalla sua finta Tv, diffusa via YoutTube, che:

“..i social media sono nati per dare voce a chi non ha voce..”

Ma quando mai?

Leggevo anni fa una lunga dissertazione a proposito della rete internet, scritta dal solito professore universitario che non è mai uscito di casa e non ha mai capito come maturano le rape. Egli scriveva che:

“la cosa affascinante della rete internet è che nessuno ne è proprietario!”

Ma quando mai?

Tutta la rete internet, tutta, gira su macchine potenti e costose, che sono collocate in ambienti altrettanto costosi, e la comunicazione si trasmette per via di costosissimi cavi sottomarini, cavi fatti anche di fibra ottica che poggiano sul suolo sott’acqua, CAVI sottomarini, CAVI che stanno stott’acqua, non parliamo di sommergibili, come diceva quell’altro sprovveduto torinese che si dice a sua volta insegnante, sono cavi mollati sotto l’acqua degli oceani che collegano i continenti.

Non c’è nulla di magico, quindi, ci sono le solite grandi corporazioni multinazionali che provvedono a fare che la comunicazione sia rapida ed efficiente e che lo fanno per un ritorno anche economico.

Gli “ambienti virtuali” ospitati da questi costosissimi mezzi e macchinari sono a loro volta (programmi) scritti da gente che non ha proprio la minima intenzione di “dare voce a chi non ha voce” e non si capisce neppure perché dovrebbe essere diversamente.

Con il trucco dell’interattività si dà all’individuo la possibilità di scrivere scemenze e pubblicarle, esattamente come fanno i giornalisti. Però il problema visto di sopra non si risolve così, perché è la meccanica distributiva che opera la censura in origine, quasi naturalmente, possiamo dire, e un individuo che pubblica le sue scemenze ha (visibilità) grande pubblico oppure non lo ha, a secondo di quelle meccaniche distributive. Se nessuno, o quasi nessuno, ha accesso alle nozioni pubblicate da chi è al di fuori di quella meccanica distributiva, quelle nozioni risultano “censurate”, o prive di visibilità, che è la stessa cosa, in origine.

Per esempio, il noto infiltrato Beppe Grillo, dieci anni fa, contava milioni di visualizzazioni sul suo Blog. Era quel successo editoriale (quella visibilità) dovuto alla libertà di Beppe Grillo di esprimere la sua comunicazione fatta di luoghi comuni? Era forse dovuto alla qualità dei suoi contenuti? Anche ammesso che quei contenuti fossero assennati, non è il mezzo di comunicazione che ne ha reso possibile la visibilità, il “successo editoriale”, e quindi il “successo della libertà di stampa”, essendo quella comunicazione giunta a milioni di persone.

Il mezzo gira o non gira a seconda delle stesse meccaniche distributive del cinematografo, dei giornali e della televisione. Un messaggio pubblicitario, uno stupido slogan qualunque, viene ripetuto molte volte fino a che diventa una costante del finto bagaglio culturale del consumatore. Il che vuol dire che quel messaggio, per essere ripetuto molte volte, può essere ripetuto molte volte solo da chi ha i MEZZI per farlo.

Nel caso dell’immagine del fantoccio Beppe Grillo, come tutti sanno, si tratta di un’immagine pubblicizzata e ripetuta alla nausea per 40 anni, proprio dalla televisione. Anche quando faceva i comizi politici, urlando ipocritamente di non voler andare in televisione, la televisione, altrettanto ipocritamente, continuava a mandarlo in onda. Il successo editoriale dei suoi scritti, il successo cioè della libertà di stampa, con la quale egli ha potuto diffondere a milioni di persone le sue urla, le sue finte querele pretestuose e tendenziose, NON dipendeva dal mezzo usato in rete, come voleva farvi credere, proprio lui che i computer li rompeva a martellate, dipendeva solo dalla notorietà del veicolo pubblicitario, la sua immagine, l’immagine di un pagliaccio già noto a tutti da decenni. Se gli stessi contenuti scritti da lui fossero stati pubblicati da altri, avresti che la libertà di stampa sarebbe rimasta limitata ai pochi amici del bar, come si diceva di sopra circa la libertà di parola.

Uno però resta convinto che la pagina pubblicata in rete la vedano tutti solo perché possono, potrebbero, teoricamente, vederla tutti, e allora dice, e ho sentito proprio un PM dirlo,

“ma quella pagina diffamatoria..se non si cancella..può essere vista simultaneamente da tutto il mondo e quindi gli effetti sono DEVASTANTI per la persona diffamata…”

No, questa è una fesseria. È vero che una pagina web può essere vista in tutto il mondo e da tutto il mondo, teoricamente, ma è anche vero che NON viene vista da tutto il mondo in tutto il mondo. Per vederla DEVI CERCARLA e la cercheranno solo i pochi amici al bar di cui si parla di sopra, forse. Non serve fare la censura, il meccanismo distributivo inibisce l’atto di comunicazione in automatico. Ci sono miliardi di altre pagine e miliardi di altre scemenze che nascondono quelle scemenze che il PM vorrebbe censurare. Non nascondono però le scemenze di Grillo, come non nascondono quelle di altri personaggi immaginari che fanno parte dei circoli dei raccomandati e che servono, proprio come nelle televisioni, a depistare, distrarre, intrattenere, confondere ed opprimere.

Della “visibilità” acquisita senza spinte d’altri
Come si cerca di dimostrare di sopra, perché si realizzi il trucco della “libertà di stampa”, bisogna che la comunicazione sia distribuita, cioè bisogna che l’oggetto della comunicazione sia ricevuto da una moltitudine di persone e, cioè, bisogna che acquisti “visibilità”.

Se una pagina web è vista solo da amici e parenti, parliamo d’altro, per esempio, parliamo della visibilità delle cartoline che una volta ad amici e parenti si spedivano per pasqua o natale. Quella pure è comunicazione, ed è relativamente libera, ma tale pratica non rientra fra quelle della libertà di “stampa”, perché la loro comunicazione non è diffusa e, se la si vuole pubblica, perché altrimenti non avrebbe senso, non si ha libertà di comunicazione senza la cosiddetta “visibilità”.

Del resto; “mass media” significa proprio questo, giusto? Mezzi (di comunicazione) di massa, che però dovrebbe essere chiamata comunicazione per le masse, alle masse, diretta alle masse, indirizzata alle masse e non “di massa”, perché le masse non comunicano ma ricevono, recepiscono, aspettano con ansia, assorbono, divorano o, più correntemente, CONSUMANO le comunicazioni, e la comunicazione alle masse non è interattiva, le manca il carattere della reciprocità, che invece non manca alla spedizione delle cartoline. Infatti, a quanti sarà capitato di rispondere, ecco svelato il trucco delle finta reciprocità,

Della reciprocità e dell’interattività
Con l’invenzione del trucco della rete internet, le masse, e i PM e i professori universitari e moltissimi avvocati, s’illudono che il problema dell’interattività e delle reciprocità della comunicazione sia finalmente risolto. Le masse, non solo ricevono le comunicazioni ma possono rispondere a loro volta. Ricevono i messaggi pubblicitari, quindi, possono anche comprare i prodotti inutili direttamente in linea, realizzando così l’interattività e la reciprocità con l’origine del messaggio comunicato. Ma tra chi invia e chi riceve esiste sempre un rapporto di produzione-consumo, perché l’interattività non è interattività di contenuti omogenei. Chi invia, invia un contenuto, chi riceve, invia una risposta, un commento, un giudizio, su quel contenuto, ma non risponde con un altro contenuto e la sua risposta, sia come sia, non sarà mai una risposta altrettanto “visibile”.

Nonostante tutto ciò che si dice di sopra, c’è ragione di credere che esistano, nel mondo delle sterminate comunicazioni della rete, alcuni personaggi non immaginari che, partendo da zero, riescono ad acquisire porzioni di visibilità e, con ciò, realizzano in parte il loro bisogno biologico di esprimersi liberamente, operando nel diritto di quella comunicazione che qui abbiamo genericamente definito “libertà di stampa”. Se è vero che NON sono personaggi immaginari, se è vero che NON sono finanziati e/o raccomandati da terzi, possiamo arrivare ad ammettere che il mezzo, il veicolo di comunicazione della rete internet, offre la possibilità, anche all’individuo in carne ed ossa, di DISTRIBUIRE i propri contenuti e di acquisire visibilità, purché spinga, sgomiti, come farebbe se partecipasse ad un concorso o ad una selezione per un posto di lavoro, ad un provino per andare in Tv o per una parte in un film, purché usi certe tecniche di marketing per farsi notare e agganciare dai motori di ricerca automatici, oppure, purché abbia dei contenuti particolarmente utili o divertenti.

E però, questa “visibilità”, questa “libertà di stampa”, si ha sempre nell’ambito di comunità che usano e condividono lo stesso mezzo di comunicazione, il quale, anche quando è gratuito, ammette o non ammette quelle “visibilità” in modo arbitrario.

“Chi paga sceglie la musica”. Perciò, chi si dimentica di essere in “casa d’altri”, chi si abitua male a pensare di essere libero, solo perché “lo lasciano fare fino a che non decidono di farlo smettere”, finisce col piagnucolare le restrizioni operate dal “padrone di casa” che invece era lì già dalla prima ora e che controllava, operava censure, “scelte editoriali”, anche se l’ospite non se n’era accorto.

Del Pianto degli infiltrati
Gli infiltrati, i finti dissidenti, i fantocci del finto dissenso, sono molto spesso dei pusillanimi. La censura è fastidiosa, sì, ma non per loro, perché loro fingono di fare contro-informazione ma sono raccomandati e non vengono censurati. Fanno come quei PM che DICONO di avere le prove senza averle. Il fatto di dire di averle, le prove, è già sufficiente; e loro fanno uguale, dicono di essere censurati ma non lo sono, e ti fanno il pianto proprio dalla stessa finta “rete televisiva” che criticano e che, essendo “nemica”, non li ha ancora espulsi. Chi si lagna del canale ma non cambia canale è doppiamente ipocrita.

1) È ipocrita perché, se non ti hanno chiuso il canale, che piangi a fare, che ti lamenti a fare? Di cosa ti lamenti, esattamente? Si tratta di vittimismo ostentato sistematicamente per rafforzare l’idea che essi operino il dissenso. In verità è finto dissenso, come lo era quello di Grillo.

2) È ipocrita perché non cambiano canale. Perché non cambiano canale? SEMPLICE. Perché non esiste al mondo un’altro canale che abbia la stessa capacità (lo stesso potere) distributiva. E perché no? Perché dietro queste grandi corporazioni multinazionali, non ci sono quelle facce da idioti che vi fanno vedere. Dietro di quelle c’è la gestione dei grandi capitali fabbricati dai grandi usurai. Ma poi, restiamo semplici, esemplifichiamo tecnicamente, se è Google, per esempio, una di queste mega-corporazioni multinazionali, che posa i cavi di fibra ottica sul fondo degli oceani, che ha i palloni meteorologici e una intera flotta aerea e migliaia di automezzi per fotografare le valli, le città e tutte le vie di tutto il mondo, che ha le informazioni industriali di tutti i commerci che esistono nel pianeta, che ti legge la posta, che conosce la parola chiave con la quale colleghi il cellulare al router di casa, cosa ti fa pensare che il canale YouTube, roba sua, sia stato fabbricato per “dare voce a chi non ha voce”, e che sia gestito da una confraternita di giovani sfaccendati, liberi di esprimere tutto ciò che vogliono e di farlo con la stessa capacità distributiva di Beppe Grillo?

I fabbricatori delle agenzie di stampa decidono quasi tutto ciò che viene detto e scritto in tutte le televisioni del mondo, su tutti i giornali del mondo e in tutti i libri (quelli distribuiti) del mondo, ogni giorno. Le stesse puttanate rimbalzano sulla rete internet ogni minuto di ogni giorno. Non è una novità, è così dalla prima ora della rete internet che, ma si tratta di un piccolo dettaglio, è un progetto DARPA, un progetto militare con il quale, sì, si trasmettono anche nozioni utili ma che, per la più parte, serve alle operazioni del controllo sociale. I fessi dicono che lo sanno e però dicono “sì…che bello…un progetto che nasce come militare e poi viene “ceduto”, regalato, ai babbei del mondo di chi non ha voce “per dare voce a chi non ha voce”.”

Se ci credi, sei uno sprovveduto, se invece lo ripeti sul tuo blog, come fanno molti stupidi professori universitari, sei un fesso.

La “libertà di stampa” è solo un altro trucco, quindi, usato per intrattenere gli allocchi, dirigerli e controllarli, mantenendoli convinti della finta libertà dei loro finti atti di fede, che, per meglio dire, sono atti di fede indotti.

Resta da chiarire perché è dato a degli anonimi non raccomandati di promuovere i loro contenuti, anche se non sono di natura commerciale. La mia teoria, per esempio per quanto riguarda un certo canale, è che, in questo momento storico, in cui a nessuno è concesso di dire cose contro quello che stanno facendo a proposito della truffa del FINTO virus del raffreddore e della conseguente truffa dei vaccini sperimentali, qualsiasi altra forma di critica e di intrattenimento, purché si parli d’altro, serve la loro causa. In altre parole, come succedeva ai tempi di Grillo, vuoi criticare Tizio, Caio e Sempronio? Non c’è problema, purché tu non ti azzardi più a parlare della truffa delle banche centrali. Oggi (nel tempo della truffa covidioti 2020-2021-2022) il tema è un altro; nessuno si ricorda quello che diceva a buon titolo Grillo nel 1998 e nessuno si preoccupa più della truffa monetaria, a onta del fatto che anche l’operazione citata, assieme alle altre truffe internazionali degli ultimi 40 anni, serve per demolire l’economia del pianeta, come lo era la truffa finanziaria del 2007, come lo erano i trucchi delle privatizzazioni, le 5000 decapitazioni delle grandi industrie italiane, operate per conto terzi nel biennio 1992-94, eccetera.

Le masse dei babbei non capiscono che gli usurai vogliono impoverirvi e che questo per loro, per i grandi usurai, è più importante del loro proprio arricchirsi a danno d’altri; per i grandi usurai, l’accrescimento della ricchezza è una preoccupazione secondaria, un fatto relativo, perché possono fabbricare tutto il denaro che vogliono, senza limiti e senza costo, e capita che essi siano padroni anche delle risorse energetiche del pianeta e non solo delle banche centrali.

(Sia come sia, speriamo che tutto ciò detto qui sopra sia una cantonata, come quelle delle sentenze di primo grado della maggioranza dei mercati della giurisprudenza italiana e americana. Se fosse tutto giusto, dovremmo cambiare canale e, se cambiassimo canale, di fatto chiuderemmo bottega. Esistono alternative, oggi. Ma perché perdere ore di tempo senza che nessuno, o quasi, possa effettivamente trarne beneficio? La capacità distributiva del mezzo di comunicazione è la chiave della comunicazione, NON l’efficacia del messaggio, ricorda. Il messaggio è più o meno efficace a seconda di quante volte sia stato distribuito, come insegnano Goebbels, Goering e Pavlov).

Se guardi i messaggi di Obama e/o di Berlusconi e/o degli altri buffoni, per qualche esempio troppo ovvio, sono tutte cazzate. La ragione del loro successo stava nei mezzi che DISTRIBUIVANO le loro facce e le loro scempiaggini.

Il “grande comunicatore” non è un grande comunicatore. Il grande comunicatore gode di grandi mezzi per distribuire la comunicazione.

Pavlov, Goering e Goebbels sono ancora tra noi e restano tra noi, immortali, fino a che la maggioranza umana è costituita da imbecilli.

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