Gli Automi diventano liberi rinunciando alla propria libertà

“…Nel sedicesimo secolo c’era l’abitudine, nelle opere di poesia, di portare sulla terra le potenze celesti. Per non parlare di Dante! In Francia, gli scrivani dei tribunali, come anche i monaci dei conventi, inscenavano vere e proprie rappresentazioni nelle quali si portavano sul palcoscenico la Madonna, gli angeli e i santi, Gesù Cristo e persino Dio.

Esiste, per esempio, un poemetto scritto in un monastero (ovviamente tradotto dal greco): “Il pellegrinaggio della Madre di Dio attraverso le pene”, che presenta una potenza di immagini e un’arditezza non inferiori a quelle dantesche. La Madonna visita l’inferno, ed è l’arcangelo Michele a guidarla “fra le pene”.

Ella vede i peccatori e i loro tormenti. Fra gli altri, vede una schiera di peccatori oltremodo interessante in un lago di fuoco: quelli fra loro che affondano nel lago e non riescono a riemergere, sono “già dimenticati da Dio” – espressione di eccezionale profondità e potenza. Ed ecco che la Vergine, sconvolta e piangente, cade in ginocchio dinanzi al trono di Dio e chiede la grazia per tutti i peccatori dell’inferno che ha visto, per tutti, senza distinzioni. La sua conversazione con Dio è di estremo interesse. Ella supplica, non desiste, e quando Dio le mostra le mani e i piedi del Figlio suo con le ferite dei chiodi della croce e domanda: “Come posso io perdonare ai suoi torturatori?”, allora ella ordina a tutti i santi, a tutti i martiri, a tutti gli angeli e gli arcangeli di cadere in ginocchio insieme a lei e pregare perché sia concessa la grazia a tutti senza distinzioni. Alla fine impetra da Dio la sospensione delle pene dal Venerdì Santo al giorno della Santissima Trinità di ogni anno, e i peccatori dall’inferno ringraziano Dio e innalzano a lui inni di lode: “Giusto sei tu, o Signore, che così giudicasti”.

Sono passati quindici secoli da quando egli ha promesso che sarebbe tornato nel suo regno, quindici secoli da quando il suo profeta aveva scritto: “Un altro poco e mi vedrete”; “In quanto poi a quel giorno e a quell’ora nessuno li sa, né gli angeli del cielo, né il Figlio, ma solo il Padre”, come Egli stesso aveva predetto quando era sulla terra. Ma l’umanità lo aspetta con la stessa fede e la stessa commozione. Anzi, forse, con più fede di prima, giacché sono passati quindici secoli da quando sono cessati i pegni celesti per l’uomo:

Abbi fede nei suggerimenti del cuore
Perché i cieli non danno più pegni.

nel periodo più cupo dell’Inquisizione, quando ogni giorno bruciavano in quel paese roghi in nome di Dio e…

  Negli splendenti auto da fé i perversi eretici venivano bruciati.

..egli (dio) ebbe il desiderio di visitare i suoi figli, sebbene per un solo istante, proprio laddove crepitavano i roghi degli eretici.

Egli scese proprio “sulle piazze roventi” della città meridionale, nella quale proprio il giorno prima, in uno “splendido auto da fé“, alla presenza del re, della corte, dei cavalieri, dei cardinali e delle magnifiche dame di corte, dinanzi all’innumerevole popolazione di tutta Siviglia, il cardinale grande inquisitore aveva fatto bruciare quasi un centinaio di eretici ad majorem gloriam Dei.

Fra il popolo prorompono grida, singhiozzi, confusione ed ecco che in quel preciso istante passa accanto alla cattedrale, per la piazza, il cardinale grande inquisitore in persona. È un vecchio di quasi novant’anni, alto e diritto, con il volto avvizzito e gli occhi incavati, dai quali però ancora risplende uno sprazzo di luce, come una scintilla.

Egli non indossa i sontuosi paramenti cardinalizi che aveva sfoggiato il giorno prima davanti al popolo, quando aveva appiccato il fuoco ai nemici della fede di Roma, no, in quel momento indossa soltanto la sua vecchia e rozza tonaca monacale.

Lo seguono, a una certa distanza, i suoi tetri collaboratori, i suoi servi, e la “santa” guardia. Egli si ferma dinanzi alla folla e osserva da lontano. Egli ha visto tutto, ha visto come poggiavano la bara dinanzi ai suoi piedi, come ha resuscitato la bambina; il suo viso si è incupito. Egli tiene aggrottate le folte ciglia bianche e nel suo sguardo brilla un bagliore sinistro. Fa cenno col dito e ordina alle guardie di prenderlo.

Ed ecco che, tanto è il suo potere, a tal punto il popolo è ammaestrato, sottomesso e ubbidiente ai suoi ordini, che la folla si apre in un baleno dinanzi alle guardie e quelle, fra il silenzio di tomba calato all’improvviso, pongono le mani su di lui (cioè, qui abbiamo le guardie dell’inquisitore che arrestano lo steso dio in persona) e lo portano via. La folla intera, al pari di un uomo solo, in un baleno inchina la testa fino al suolo davanti al vecchio inquisitore; questi, senza dire una parola, benedice la folla e le passa accanto. Le guardie conducono il prigioniero nell’angusta e cupa prigione a volta del vecchio palazzo del Santo Tribunale e lo chiudono a chiave.

(Dirà poi l’inquisitore a dio, in un colloquio privato) “Io non so chi tu sia e non voglio sapere se sei tu o soltanto una parvenza di lui, ma domani stesso ti condannerò e ti farò bruciare al rogo come il peggiore degli eretici, e quello stesso popolo che oggi ha baciato i tuoi piedi, domani a un mio piccolo cenno si precipiterà ad ammucchiare braci al tuo rogo, lo sai questo? Sì, forse lo sai,..

..Per quindici secoli siamo stati tormentati da questa libertà, ma adesso è finita per sempre. Non ci credi che è finita per sempre? Ma sappi che adesso, anche oggi, quella gente è convinta più che mai di essere completamente libera, e intanto essi stessi ci hanno portato la loro libertà e l’hanno deposta umilmente ai nostri piedi…”

(Il grande inquisitore) rivendica come merito suo e dei suoi il fatto di aver finalmente sconfitto la libertà e di averlo fatto per rendere gli uomini liberi. “Giacché solo adesso (e qui chiaramente sta parlando dell’Inquisizione) è diventato possibile pensare per la prima volta alla felicità degli uomini.

L’uomo è stato creato ribelle; ma i ribelli possono mai essere felici?

‘Tu vuoi andare nel mondo e ci vai a mani vuote, con una certa

promessa di libertà che essi, nella loro semplicità e innata sregolatezza, non possono nemmeno concepire, una libertà che temono e paventano, giacché non c’è mai stato nulla di più insopportabile, per l’uomo e per la società umana, della libertà!

Ma le vedi quelle pietre in questo spoglio deserto arroventato? Trasformale in pani e l’umanità correrà dietro di te come un gregge, riconoscente e sottomesso, sebbene eternamente in ansia che tu possa ritirare la mano e negarle il pane.’ Ma tu non volesti privare l’uomo della sua libertà e rifiutasti la proposta pensando: che libertà può essere quella comprata con il pane?

Replicasti che l’uomo non vive di solo pane. Ma lo sai che per amore di quel pane terreno lo spirito della terra si solleverà contro di te, combatterà contro di te e ti sconfiggerà e tutti lo seguiranno gridando: ‘Chi può stare alla pari con questa bestia, essa ci ha dato il fuoco tolto dal cielo!’

Oh, senza di noi, non riusciranno mai, mai a sfamarsi! Non c’è scienza che possa dare loro il pane finché essi rimarranno liberi; ma andrà a finire che essi porteranno la loro libertà ai nostri piedi e ci diranno: ‘Fateci pure vostri schiavi, ma sfamateci.’

Finalmente capiranno da soli che la libertà e il pane terreno a sufficienza per tutti sono inconcepibili insieme, giacché mai, dico mai, essi saranno in grado di fare parti uguali!

Si convinceranno pure che non potranno mai essere liberi giacché sono deboli, viziosi, inetti e ribelli.

Tu hai promesso loro il pane celeste ma, te lo ripeto ancora una volta, potrà esso mai stare alla pari con il pane terreno agli occhi della debole, razza umana, eternamente viziosa e eternamente ignobile?

..a noi sono cari anche i deboli. Essi sono viziosi e ribelli, ma alla fine anche loro diverranno ubbidienti. Essi si meraviglieranno di noi e ci guarderanno come dèi per il fatto che noi, assumendo la loro guida,

abbiamo accettato di portare il fardello della loro libertà e di governarli – ecco fino che punto sarà diventato orribile per loro essere liberi!

Ma noi diremo di essere i tuoi servi e di governare nel Tuo nome. Noi li inganneremo ancora una volta, giacché non permetteremo più che tu venga da noi. E questo inganno sarà anche la nostra sofferenza, giacché noi saremo costretti a mentire.

La preoccupazione più assillante e tormentosa per l’uomo, fintanto che rimane libero, è quella di trovare al più presto qualcuno da venerare. Ma l’uomo vuole venerare qualcosa di inconfutabile, tanto inconfutabile che tutti gli uomini acconsentano immediatamente a venerarlo insieme. Giacché la preoccupazione di questi poveri esseri consiste non solo nel trovare qualcosa che uno o l’altro possano venerare, ma trovare quel qualcosa in cui tutti credano e che tutti venerino; la condizione essenziale è che si sia assolutamente tutti insieme. Ecco, questa esigenza di comunione nella venerazione è il principale tormento di ogni uomo, preso singolarmente, come dell’intera umanità, dall’inizio dei secoli.

Per questa comune venerazione essi si sono trucidati fra loro a colpi di spada. Essi hanno creato dèi e si sono sfidati l’un l’altro: ‘Gettate via i vostri dèi e venite a venerare i nostri, altrimenti sarà la morte per voi e per i vostri dèi!’ E così sarà fino alla fine del mondo, persino quando anche gli dèi saranno scomparsi dalla faccia della terra: allora cadranno in ginocchio davanti agli idoli.

Tu lo sapevi, non potevi non conoscere questo fondamentale segreto della natura umana, eppure rifiutasti l’unico infallibile vessillo che ti veniva offerto per costringere l’umanità a venerarti incondizionatamente – il vessillo del pane terreno – e lo rifiutasti in nome della libertà e del pane celeste. Guarda che cos’altro hai fatto tu. E tutto sempre in nome della libertà!

Ti dico che per l’uomo non c’è assillo più tormentoso di quello di trovare qualcuno al quale trasmettere al più presto quel dono della libertà con il quale il disgraziato essere viene al mondo.

Ma solo colui che acquieta la coscienza degli uomini può dominare la loro libertà. Con il pane ti veniva dato un vessillo inconfutabile: dagli il pane e l’uomo si inchina, giacché non v’è nulla di più inconfutabile del pane, ma se qualcun altro al di fuori di te s’impadronisce della sua coscienza – oh, allora egli sarà persino capace di gettare via il tuo pane e di seguire colui che seduce la sua coscienza.

..hai dimenticato che all’uomo la pace, e persino la morte, sono più care della libertà di scelta nella conoscenza del bene e del male? Nulla è più seducente per l’uomo della libertà di coscienza, ma, nel contempo, non c’è nulla che per lui sia più tormentoso.

Ed ecco che, invece di solidi principi per acquietare la coscienza degli uomini una volta per tutte …Invece di assumere il dominio della libertà umana, tu l’hai accresciuta e hai sovraccaricato con i suoi tormenti il regno spirituale dell’uomo, per sempre.

Tu hai desiderato il libero amore da parte dell’uomo, hai desiderato che egli venisse spontaneamente a te, attirato e catturato da te. Invece di attenersi alla rigida antica legge, l’uomo, da allora in poi ha dovuto decidere da solo, con il cuore libero, quale fosse il bene e il male, avendo unicamente la tua immagine come guida davanti a sé; ma ignoravi forse che alla fine egli avrebbe rigettato e messo in discussione persino la tua immagine e la tua verità, se fosse stato schiacciato da un fardello così spaventoso come il libero arbitrio?

Ignoravi che gli uomini alla fine avrebbero gridato che non in te è la verità, giacché non avrebbero potuto essere abbandonati in uno stato di confusione e tormento peggiore di quello che tu hai causato, lasciando sulle loro spalle tanti affanni e tanti problemi senza risposta?

Ci sono tre poteri, solo tre poteri sulla terra che possono sconfiggere e soggiogare per sempre la coscienza di questi deboli ribelli e renderli felici; essi sono: il miracolo, il mistero e l’autorità.

..l’uomo cerca non tanto Dio, quanto i miracoli. E dal momento che l’uomo non è in grado di rimanere privo di miracoli, egli si sarebbe creato da sé miracoli nuovi, con le proprie forze questa volta, e si sarebbe inginocchiato dinanzi al miracolo del ciarlatano, alla magia della fattucchiera, pur rimanendo cento volte ribelle, eretico e miscredente.

Bramavi l’amore spontaneo e non gli entusiasmi servili dello schiavo dinanzi al potente che lo ha atterrito una volta per tutte.

Ma anche in quel caso hai sopravvalutato gli uomini, giacché, infatti, essi sono schiavi per quanto creati ribelli. Guardati intorno e giudica da te come sono passati questi quindici secoli, da’ un’occhiata ai tuoi uomini..

L’uomo ha una natura più debole e più vile di quello che tu credevi, te lo giuro!

L’uomo è debole e vile. Che importa che ora, dappertutto, gli uomini si ribellino contro il nostro potere e siano fieri di ribellarsi? È una fierezza da ragazzino, da scolaretto. Sono come i ragazzini che fanno chiasso in classe e cacciano via il maestro. Ma anche questo entusiasmo da ragazzini avrà fine e costerà loro caro. Essi abbatteranno templi e inzupperanno la terra di sangue. Ma alla fine capiranno, gli stupidi ragazzini, che anche se sono ribelli, sono dei ribelli deboli, che non reggono il peso della loro stessa ribellione. Grondanti delle loro stupide lacrime, riconosceranno infine che chi li ha creati ribelli aveva senza dubbio voluto prendersi gioco di loro. Ammetteranno questo nella disperazione e le loro parole saranno blasfeme e questo li renderà ancora più infelici, giacché la natura umana non tollera la bestemmia e finisce col vendicarla a proprie spese. Così, oggi, l’inquietudine, la confusione e l’infelicità sono il fardello degli uomini dopo che tu hai tanto patito per la loro libertà!

Può essere vero che tu sia venuto solo dagli eletti e per gli eletti? Ma se è così, questo è un mistero e noi non possiamo capirlo. E se di mistero si tratta, allora anche noi abbiamo diritto a professare il mistero e a insegnare loro che non è il libero arbitrio dei loro cuori a contare, non è l’amore, ma il mistero al quale devono sottomettersi ciecamente, quasi a dispetto della loro stessa coscienza.

E così abbiamo fatto. Noi abbiamo rettificato la tua opera e l’abbiamo fondata sul miracolo, il mistero e l’autorità.

E gli uomini si sono rallegrati di essere guidati nuovamente come un gregge, si sono rallegrati che qualcuno avesse finalmente tolto dal loro cuore un dono così terribile che aveva causato loro tanto tormento. Abbiamo fatto bene ad insegnare questo e a comportarci in questo modo?

Rispondi. Non abbiamo forse amato l’umanità, riconoscendo con tanta umiltà la sua debolezza, alleggerendo con tanto amore il suo fardello e permettendo alla sua debole natura persino di peccare, ma sempre con il nostro consenso?

Se tu avessi accettato il mondo e la porpora di Cesare, avresti fondato il regno universale e avresti dato la pace universale. Giacché a chi tocca dominare gli uomini, se non a coloro che ne dominano la coscienza e nelle cui mani si trovano i loro pani? Noi abbiamo appunto accettato la spada di Cesare e accettandola, naturalmente, abbiamo rinnegato te per seguire lui. Oh, ci aspettano ancora secoli di eccessi del libero pensiero, di scienza e antropofagia, poiché avendo essi cominciato ad innalzare la loro torre di Babele senza di noi, essi finiranno con l’antropofagia.

Oh, noi li convinceremo che diventeranno liberi solo quando avranno rinunciato alla loro libertà per noi e si saranno assoggettati a noi.

Mentiremo o diremo il vero? Si convinceranno da sé che diciamo il vero, giacché ricorderanno gli orrori di schiavitù e confusione ai quali ha condotto la tua libertà.

La libertà, il libero pensiero e la scienza li condurrà in labirinti così intricati e li porrà faccia a faccia con tali miracoli e misteri insolubili che alcuni di loro, indomiti e violenti, si suicideranno; altri, indomiti ma fiacchi, si uccideranno l’uno con l’altro, e i rimanenti, deboli e infelici, strisceranno ai nostri piedi e inneggieranno a noi: ‘Sì, avevate ragione, solo voi siete depositari del suo mistero, e noi torniamo a voi, salvateci da noi stessi’.

Quando riceveranno da noi i pani, essi vedranno chiaramente che noi prendiamo i loro stessi pani, i pani fatti dalle loro mani per distribuirli a loro, senza operare alcun miracolo,

essi vedranno che non abbiamo trasformato le pietre in pani, ma in verità saranno più contenti di ricevere il pane dalle nostre mani che del pane in se stesso!

Apprezzeranno molto, moltissimo cosa significa assoggettarsi per sempre! Fino a che gli uomini non avranno capito questo, saranno infelici.

Ma il gregge si riunirà nuovamente e si sottometterà ancora una volta e questa volta per sempre. Allora noi daremo agli uomini la tranquilla, umile felicità degli esseri deboli, quali essi sono per natura.

Oh, noi li indurremo finalmente a non essere orgogliosi, giacché tu li innalzasti e quindi insegnasti loro ad essere orgogliosi; invece noi dimostreremo che sono deboli, che sono soltanto dei poveri bambini, ma che la loro felicità infantile è la più dolce di tutte.

Essi diverranno timidi, ci seguiranno con gli occhi e si stringeranno intorno a noi, come pulcini alla chioccia. Essi si stupiranno di noi, avranno timore di noi e saranno fieri perché noi siamo così forti e intelligenti da ammansire un gregge così turbolento, di migliaia di milioni. Essi tremeranno impotenti dinanzi alla nostra ira, le loro menti diverranno pavide, i loro occhi facili al pianto, come quelli delle donne e dei bambini, ma ad un nostro segno saranno ugualmente pronti a passare all’allegria e al riso, alla gioia spensierata e alle allegre canzoncine infantili.

Sì, noi li costringeremo a lavorare, ma nelle ore di riposo noi organizzeremo la loro vita come un gioco di bimbi, con canzoncine, cori, danze innocenti. Oh, noi permetteremo persino che essi commettano peccato – sono creature così deboli e fragili – ed essi ci ameranno come bambini per il fatto che noi permetteremo loro di peccare. Noi diremo loro che qualsiasi peccato sarà espiato a patto che venga compiuto con il nostro permesso; e noi permetteremo loro di peccare perché li amiamo e ci accolleremo la punizione per questi loro peccati.

Ci accolleremo la punizione e loro ci adoreranno come i benefattori che hanno assunto su di sé il peso dei loro peccati davanti a Dio. E non avranno nessun segreto per noi. Noi permetteremo – o vieteremo – loro di vivere con mogli e amanti, di avere o non avere figli – tutto secondo la loro docilità – e loro ubbidiranno con gioia e allegria. Anche i segreti più tormentosi della loro coscienza, tutto, tutto essi ci riferiranno e noi troveremo una soluzione per tutto e loro confideranno nella nostra soluzione con gioia, poiché essa libererà loro dal grande assillo e dalle tremende pene che adesso patiscono per giungere a una decisione libera, personale. E tutti saranno felici, milioni di esseri, tranne le centinaia di migliaia che li governano.

Giacché noi, soltanto noi, che conserveremo il segreto, soltanto noi saremo infelici. Ci saranno mille milioni di bambini felici e centomila martiri che hanno preso su di sé la maledetta conoscenza del bene e del male. Essi moriranno tranquilli, si spegneranno tranquilli nel tuo nome, e oltre la tomba non troveranno null’altro che la morte.

E noi custodiremo il segreto e, per il loro stesso bene, li trarremo in inganno con la promessa della ricompensa eterna e celeste. Giacché se anche ci fosse qualcosa nell’aldilà, non sarebbe certo riservato a persone come loro.

Dicono e profetizzano che tornerai ancora vittorioso, tornerai con i tuoi eletti, con i tuoi forti e orgogliosi, ma noi diremo che essi hanno salvato solo se stessi, mentre noi abbiamo salvato tutti.

Dicono che sarà svergognata la meretrice che sta in groppa alla bestia e che tiene in mano il mistero, che i deboli insorgeranno di nuovo, lacereranno la sua porpora e denuderanno il suo ripugnante corpo. Allora io mi alzerò e ti indicherò le migliaia di milioni di bambini felici che non conoscono il peccato.

Te lo ripeto: domani vedrai il docile gregge che a un mio piccolo cenno si lancerà ad ammucchiare carboni ardenti al rogo sul quale ti farò bruciare per essere venuto a disturbarci. Perché se mai c’è stato qualcuno che meritasse più di tutti il nostro rogo, quello sei tu. Domani ti farò bruciare, Dixi!”

“Ci sono uomini nuovi”, avevi concluso la primavera scorsa mentre ti accingevi a venire qui, “che ritengono di dover distruggere tutto e ricominciare dall’antropofagia. Che stupidi a non aver chiesto il mio consiglio! Secondo me, non occorre distruggere proprio nulla, basterebbe soltanto distruggere nell’umanità l’idea di Dio, ecco il punto da cui bisogna intraprendere il lavoro! Da questo, da questo occorre partire, o miei poveri ciechi che non capiscono niente! Una volta che gli uomini avranno rinnegato Dio, uno per uno (e io credo che questo periodo sopraggiungerà di pari passo con i periodi geologici), tutta la precedente visione del mondo verrà a cadere, senza ricorso all’antropofagia, e soprattutto cadrà la vecchia morale, e partirà tutto da zero. Gli uomini si uniranno per prendere dalla vita tutto quello che essa potrà dar loro, ma soltanto per la gioia e la felicità della vita terrena. L’uomo sarà sollevato da uno spirito di divina, titanica fierezza e apparirà l’uomo-dio. Conquistando di ora in ora la natura, senza limiti, grazie alla propria volontà e alla scienza, l’uomo sentirà, di ora in ora, un piacere così sublime che lo compenserà per tutte le passate speranze di voluttà celesti.

Ciascuno saprà di essere mortale, senza possibilità di resurrezione, e accetterà la morte con fierezza e tranquillità, come un dio.

Il suo orgoglio gli insegnerà che è inutile stare a lamentarsi del fatto che la vita sia solo un attimo, ed egli amerà suo fratelli ed egli amerà suo fratello senza alcuna promessa di ricompensa. Quest’amore sarà soddisfacente soltanto per un attimo della vita, ma basterà la consapevolezza della sua fugacità per intensificarne l’ardore, che in passato invece veniva dissipato in speranze di amore eterno e ultraterreno…”

«La mia domanda è questa: il mio giovane pensatore riteneva che questa era potesse arrivare un giorno o l’altro, oppure no? Se arriverà, allora è tutto determinato e l’umanità è sistemata per sempre. Ma dal momento che, considerata l’inveterata stupidità umana, quest’era non arriverà che fra mille anni, colui che riconosce la verità sin da adesso può organizzare legittimamente la propria vita secondo i nuovi principi. In questo senso, “gli è tutto permesso”. E non basta: se questo periodo non dovesse mai arrivare, dal momento che Dio e l’immortalità non esistono…””

(Sono citazioni della spiegazione che il grande inquisitore dà a dio, circa lo scarso interesse che le greggi degli uomini hanno per la libertà, e del perché l’indomani l’inquisitore brucerà sul rogo degli eretici anche lo stesso dio in persona. Tratto da “I fratelli Karamazov”).

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